Nel 1990, a San Paolo, si tenne un incontro pan-latinoamericano delle forze di sinistra, convocate dal PT (che lo aveva deciso pochi mesi prima nel proprio VII Incontro nazionale , cui avevo partecipato. Da quel momento diventerà un appuntamento fisso annuale, e passerà alla storia con il nome di "Foro de São Paulo”.
Convinco il Responsabile Esteri del PDS dell’importanza di essere presenti, come osservatori, a questo Foro (il cui secondo appuntamento si terrà nel ’91 a Città del Messico). Non fu facile farci invitare: se per molte forze latinoamericane eravamo ancora un punto di riferimento europeo, per molte altre eravamo ormai trattati alla stregua di "traditori”). Alla fine, nel giugno 1991, insieme al ligure Graziano Mazzarello, della Direzione nazionale, partecipammo al II Foro ed il PDS fu l’unico partito italiano ad esserci.
Arrivati a Città del Messico, come al solito tanti compagni mi chiesero notizie di Renato Sandri. Nella selva di interventi di esponenti di tutta l’America latina, individuai grosso modo due filoni di pensiero. Quello più ortodosso e schematico, che faceva leva su decine di esponenti di partitini microscopici, probabilmente foraggiati ed aviotrasportati dai cubani (in futuro questo incarico se lo accollerà il Venezuela), e quello più aperto, che considerava la democrazia non "una tappa” (verso "altro”) bensì un fine, e che faceva leva sulle forze che stavano avendo, a livello locale e municipale, esperienze di governo: dal Frente Amplio che governava Montevideo, al PT che amministrava San Paolo, Santos, Porto Alegre, a molte altre. Martha Harnecker, intellettuale cilena e moglie di Manuel Piñeiro "barbaroja”, che si aggirava freneticamente fra le delegazioni, militava sicuramente nel primo gruppo.
Mi resi conto dell’importanza di assistere al Foro di São Paulo (e poi sarà così anche con il Comitato America latina della IS), anche per l’ampia possibilità di incontri bilaterali che offriva, facendo risparmiare svariati viaggi ad hoc. Serviva a conoscere e a farsi conoscere.
Sul II Foro di São Paulo a Città del Messico: un mio articolo su il manifesto .
Nel ’92, a Managua, partecipai al III Foro de São Paulo, dove ormai eravamo invitati permanenti. Con me venne Mariella Gramaglia che, in quegli anni, era nella Direzione nazionale del partito. E per la prima volta assistette anche una delegazione di Rifondazione comunista, con il comboniano Eugenio Melandri.
Oltre a noi italiani, tra gli osservatori internazionali dall’Europa erano presenti, oltre ai comunisti, esponenti della SPD tedesca, del PS francese, del PSOE, spagnolo, e dei socialdemocratici austriaci.
Dei latinoamericani erano presenti una sessantina di partiti, di una ventina di paesi. Una parte consistente, in particolare quei partitini con sigle altisonanti (ma che, nella realtà, rappresentavano a malapena famigliari e parenti dei loro leader) erano, di fatto, "massa di manovra di osservanza cubana”. Invece altre forze rappresentavano il vero dibattito, aperto e controverso, in seno al Foro: oltre a PT e PRD, FMLN, MAS venezuelano, PS cileno, Frente Amplio uruguayano, URNG, PTD dominicano, MBL boliviano (venne Walter Delgadillo che, una quindicina d’anni più tardi, sarà tra i principali Ministri di Evo Morales). Il PRI messicano inizia, grazie ad un campione di questa disciplina di atletica-politica quale Gustavo Carvajal, geniale animatore della Copppal, ad insinuarsi nel Foro.
Alla IV edizione del Foro, che si tenne nel luglio ’93 a L’Avana, andai da solo. Per Rifondazione, Luciano Pettinari. Fu una edizione molto partecipata: circa 120 partiti e forze politiche latinoamericane, il doppio dell’anno precedente a Managua. Ricordo che Fidel Castro assistette, dal primo giorno all’ultimo, a tutte le sessioni, pronto a "bacchettare” gli interventi che gli sembrassero stonati. Nel corso dei lavoro ebbi vari incontri bilaterali, tra i quali con Arufe, del PC cubano, e con la delegazione salvadoregna dell’FMLN, con la quale parlammo della possibilità che il PDS li aiutasse nella imminente campagna elettorale (lo facemmo e inviammo il professore di statistica e flussi elettorali, Stefano Draghi, accompagnato da Alberto Tridente, da sempre legato all’America latina). E fu di un salvadoregno uno degli interventi più importanti del Foro: quello che Schafick Handal pronuncerà, davanti a un Fidel Castro terreo. Un discorso forte, coraggioso, rifuggendo dall’antiamericanismo viscerale e ideologico… Pochi (quindi) gli applausi. Alla fine, percorsi l’immenso salone e andai ad abbracciarlo e a complimentarmi: ripensandoci, non so se, in quel contesto e in quel clima, gli feci precisamente un favore… Successivamente Shafik, forse anche per oggettivi limiti di cultura politica, rientrerà rapidamente nei ranghi del conformismo dogmatico e le sue scelte seguenti avranno, purtroppo, definitivamente quel timbro .
La V edizione del Foro si tenne nel maggio 1995 in Uruguay, ed anche a quella andai da solo. Moltissime le riunioni bilaterali con i latinoamericani: uno degli aspetti positivi di essere osservatori internazionali al Foro.
Come pure assistetti da solo, per il PDS, alla VI, a San Salvador. Per Rifondazione venne Ramon Mantovani. In quella occasione mi incontrai nuovamente con Facundo Guardado, che avevo conosciuto l’anno precedente alla Convencion Nacional del FMLN. Ebbi riunioni con Nidia Diaz (Marta Valladarez), Leonel Gonzalez (Salvador Sanchez Ceren), Schafick Handal, ecc. In questa occasione ci fu una riunione speciale del "gruppo di lavoro” del Foro de São Paulo (una specie di consiglio direttivo) con le delegazioni europee. Ormai dei partiti socialisti e socialdemocratici della IS ad assistere al Foro eravamo rimasti solo noi italiani: la discussione fu alquanto vivace e a tratti dura.
A Porto Alegre, nel ’97 la VII riunione del Foro, dove pure partecipai.
Poi per qualche anno dovetti sospendere la partecipazione, fino a dicembre 2001 quando assistetti a L’Avana alX Incontro del Foro de São Paulo, dove con me venne anche Pietro Folena, che era stato Coordinatore della Segreteria nazionale fino al Congresso nazionale dei DS, che si era tenuto pochi giorni prima e che aveva eletto Piero Fassino Segretario nazionale. Quella riunione fu caratterizzata da un evento, per me, sgradevole: al quarto giorno del Foro, mi venne annunciato, da ufficiali della polizia cubana, un ordine di espulsione da Cuba. Motivazioni? Aver incontrato esponenti della dissidenza democratica e della opposizione socialista e socialdemocratica cubana. Cioè aver fatto quello che un esponente politico fa visitando qualunque paese e ciò che, peraltro, gli stessi esponenti del PC cubano fanno quando vengono in Italia o visitano qualunque altro paese…